giovedì 14 febbraio 2008

Gran Sabana















Puerto la cruz è una città movimentata, caotica, un po' stile cubano per certi aspetti, traffico congestionato con vecchie auto americane che sgomitano in mezzo a moderni fuoristrada; di giorno sicura praticamente ovunque, la sera piuttosto pericolosa; a tratti interessante, bella no.

Il clou della nostra permanenza in terraferma è sicuramente rappresentato dal piccolo viaggio che abbiamo fatto all'interno del venezuela.








Il programma era più o meno questo: pullman fino a ciudad de bolivar (300 km), pullman fino a guyana (100 km), noleggio auto e discesa lungo la gran sabana fino ad arrivare a sant'elena (650 km) ad un passo dal confine con il brasile!(dove non potevamo entrare non avendo il vaccino per la febbre gialla).








La gran sabana è un posto incredibile, l'unica strada che l'attraversa si snoda dritta a perdita d'occhio in un saliscendi che porta fino a 1400 metri tra pianura sconfinate interrotte da altopiani chiamati tepui dai quali si tuffano innumerevoli cascate, la più famosa (salto angel) è la più alta del mondo.








Si attraversano posti con nomi tipo el dorado (peraltro da evitare di notte) e san isidro conosciuto anche come km 88, callao con il carnevale paragonato a quello di trinidad e tanti altri ancora.








La terra è rossa come quella di un campo da tennis, la sensazione è quella di un'alternarsi di scenari australiani e africani (peraltro mai visti se non in tv).

A metà circa di questa strada abbiamo imboccato uno sterrato per arrivare a kavanayen, un villaggio 70 km all'interno, base per andare a vedere il salto aponwao con gli indios iboribò!

Il villaggio da solo meritava le 3 ore di fuoristrada, sperduto in mezzo alla vastità della sabana, circondato dai tepui stagliati all'orizzonte, 2 strade polverose e gente molto cordiale.

C'è anche la scuola alla quale affluiscono tantissimi bimbi provenienti (a piedi) non si sa da dove, non c'è nulla attorno per decine di km!

Freddo, ebbene si, a questa altitudine di notte fa freddo, rispolveriamo jeans e felpe dopo più di 3 mesi di costume e maglietta, che sensazione...

Vorremmo fermarci in questo posto più a lungo ma abbiamo dei tempi da rispettare per riconsegnare l'auto, così di nuovo in marcia, le cascate ci aspettano e, dove credevamo di trovare una piroga di legno per scendere il fiume troviamo invece una lancia a motore, la nostra guida è gentile e paziente e ci gustiamo lo spettacolo del salto aponwao dall'alto e da sotto.

Il giorno dopo abbiamo giusto il tempo di vedere un fiume che scorre su un greto rosso e il cui custode del relativo parco ci ha gentilmente raccomandato di non ammazzare i mosquitos, che si scatena la pioggia.

Il ritorno viene quindi accelerato e d'un balzo facciamo quasi 400 km, tornando di fatto al punto di partenza, di qui pullman e via...credevamo noi, in realtà il pullman aveva appena spaccato il parabrezza e doveva quindi mantenere una velocità di crociera sui 60 km/h! Il tempo per percorrere i più di 300 km fino al marina di puerto la cruz si dilatava esponenzialmente tanto più che l'autista, evidentemente non particolarmente preoccupato del ritardo che si andava accumulando, trovava il tempo per fermarsi ad una bancarella a cercare di scegliere un cocomero che gli aggradasse oppure faceva salire una venditrice di unguenti all'aloe per fare la sua esposizione, troppo forte!

Alla fine, esasperati, siamo scesi e abbiamo preso un taxi.

Adesso pensiamo a tornare in mare




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